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venerdì 29 novembre 2019

CASSAZIONE: LE PROVE RACCOLTE DA UN INVESTIGATORE PRIVATO SONO VALIDE IN CAUSA DI SEPARAZIONE.

Moglie tradisce: Detective scopre il Tradimento

La Corte dà ragione a un marito che aveva chiesto il divorzio dalla moglie dopo aver scoperto il suo tradimento. Per scoprirla ha assoldato un detective. Confermate le sentenze del tribunale di Modena e della corte d’Appello di Bologna.

Via libera alle investigazioni di un detective privato portate come prova in tribunale in una causa di separazione. E’ la Cassazione a stabilirlo dando ragione ad un uomo che aveva assoldato un investigatore per accertare l’infedeltà della moglie. Era stata la signora, che voleva separarsi dal marito, a promuovere la causa chiedendo il mantenimento. Ma i giudici hanno ritenuto che dalle fotografie e dai tabulati telefonici emersi dalle indagini dell’investigatore e portati in tribunale, fosse la nuova relazione della moglie la ragione della definitiva rottura del rapporto tra i due coniugi.

Le hanno quindi addebitato la separazione, escludendo il suo diritto al mantenimento, nonostante questa avesse sostenuto che il matrimonio fosse in crisi prima della sua infedeltà, tanto che dormivano in camere separate.
La Cassazione – con la sentenza 11516 della prima sezione civile, che ha confermato quanto stabilito nel merito dal tribunale di Modena e dalla corte d’Appello di Bologna – ha ribadito quanto stabilito dalla stessa Corte nell’ambito dei rapporti di lavoro “ove è consentito al datore di lavoro incaricare un’agenzia investigativa al fine di verificare le condotte illecite da parte dei dipendenti”. “Nel contesto della materia familiare – scrivono gli ermellini – parimenti il ricorso all’ausilio di un investigatore privato è ammesso”.

Nel caso dei due coniugi la corte d’Appello ha ritenuto che la violazione del dovere di fedeltà fosse precedente alla domanda di separazione sulla base delle date delle fotografie e dei tabulati telefonici portati in tribunale. Su questo punto aveva fatto ricorso in Cassazione il difensore della donna, opponendo che “la relazione investigativa era stata redatta da un terzo su incarico del marito, dunque senza le garanzie del contradditorio” e che l’investigatore “aveva narrato una serie di fatti giungendo a conclusioni del tutto personali”.
Secondo la Cassazione si tratta “di dati del tutto oggettivi, non di mere deduzioni dell’investigatore privato incaricato”. A fronte dell’adulterio, dunque, il marito “ha assolto all’onere della prova su di lui gravante”, mentre – conclude la Suprema Corte – “l’anteriorità della crisi matrimoniale” rispetto all’infedeltà, sostenuta dalla moglie, “non è stata positivamente accertata dalla corte di merito”.